Quando abbiamo deciso di iniziare questo gioco io avevo, diciamo, dieci anni?
Il conteggio è approssimativo, visto che il passare del tempo è relativo, e dipende anche da dove ci si trova: più lontano dalla gravità terrestre stai, più scorre lento.
Io ero molto lontano dalla gravità terrestre.
Insomma, abbiamo iniziato a giocare e io non capivo bene le regole; ero giovane, capite, mentre gli altri, beh, alcuni di loro ne avevano di esperienza.
Giochiamo e io non capisco proprio tutto, e a un certo punto un tale di fianco a me mi fa: -Tocca a te ricciolino, che aspetti?-.
Beh, ho fatto quello che pensavo fosse giusto: muovi di qui, elimina di là, spazza via qualche ingombro e il gioco è fatto.
Credevo.
E invece cosa ti capita? Il mio partner mica mi insulta, gira le spalle e se ne va imprecando? E gli altri si guardano come a chiedersi da dove gli può arrivare tutta questa insperata fortuna.
Sghignazzano increduli.
Uno si batte la mano sulla coscia e ridendo mi dice: -Ma ti giochi il mondo così, senza riflettere?-
E io allora realizzo che ho sbagliato tutto.
Mi sporgo giù dallo scranno e guardo la Terra, che mi era stata regalata per il mio quinto compleanno. Vedo nuvole scure che si addensano a coprire tutta la superficie di quella bellissima biglia blu; vedo meteoriti che deviano dal loro corso per dirigersi verso il mondo che prediligo; vedo il pianeta sussultare come se fosse preda di un pianto irrefrenabile.
Guardo i miei avversari e con il cuore che mi martella il petto chiedo se possiamo annullare la partita e ricominciare da capo.
Loro si guardano per un attimo e poi rimettono velocemente tutti i pezzi sul tavolo.
-Chiama il tuo compare, va. Partita cancellata-
Da allora ho imparato alcune regole, ma lo ammetto, non ancora tutte.
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